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TEATRO MUSICALE

Allegoria dell’opinione verbale

(2000) per attrice, live electronics e sistema interattivo EyesWeb [10’]

Prima esecuzione assoluta: Stagione Gran Teatro La Fenice, Teatro Malibran, Venezia, 26 settembre 2001

Attrice: Francesca Faiella Regia del suono e EyesWeb: Roberto Doati

La raccolta di testi di Gianni Revello da cui ho tratto quelli per questo lavoro, prevede una scelta libera per la sua lettura/esecuzione (L’esecuzione può consistere nella sola lettura – piana, non enfatica, o come si vuole – o anche assumere, con ogni modalità, forma musicale, o ancora assumere qualsiasi forma: visiva, scenica, altro – ogni altro codice di comunicazione), sia nel numero che nell’ordine. Nel compiere questa scelta ho realizzato un percorso attraverso nomi, luoghi, temi della mia vita che spesso ho condiviso con Revello. Sicuramente non ho costruito una storia con personaggi immersi in una drammaturgia; il mio obiettivo era rendere palese il non-senso occulto di una vita senza tradirne l’incongruità.

La protagonista è sola sul palcoscenico e pronuncia questi nomi, luoghi, temi, come se li vedesse dentro di sé, come se li ricordasse, ricordasse di averli conosciuti, vissuti. Ma con la coscienza dell’ineluttabilità dello svanire di queste immagini ad ogni parola, ogni nome pronunciato. Non può fare a meno di descriverle, ma sa che mentre lo fa il suo mondo interiore scompare, per questa ragione si osserva mentre parla, osserva il vuoto che c’è in lei, e che lei stessa sta creando mentre parla. Per questo lotta con la sua stessa voce sdoppiata: con il movimento delle labbra cerca di fermarla, la rallenta, la accelera, la rovescia, la deforma perché la realtà attraverso il senso della parola non esca da lei. Sa che la realtà è un escremento dello spirito (Antonin Artaud), e che descrivendola è come se evacuasse.

Ma alla fine ci rendiamo conto che il suo sé si è nel frattempo riempito dei “grassi semi” della nostra credulità. In una sorta di cannibalismo, si nutre quindi della spiritualità dell’ascoltatore, della sua delusione: è sufficiente per continuare a vivere.

Durante la performance l’attrice è seduta di fronte a un monitor TV, guardando se stessa; ma anche il pubblico vede il suo volto proiettato su un grande schermo in palcoscenico.

Per realizzare il sistema interattivo ho utilizzato un software realizzato dal DIST (Laboratorio di Informatica Musicale dell’Università di Genova). Grazie all’aiuto degli ingegneri del DIST, ho composto una patch che segue il movimento delle labbra (colorate con un rossetto blu) dell’attrice, e l’area, altezza e larghezza del rettangolo di ingombro di tale movimento, opportunamente convertiti in segnale MIDI, vengono inviati a una patch di CSound per controllare in tempo reale i parametri di una risintesi della voce della stessa attrice precedentemente analizzata con la tecnica di Phase Vocoder e salvata su file separati. Il risultato è una sorta di doppio in cui, oltre all’attrice dal vivo, si sente la sua voce modificata in velocità, direzione (diritto/rovescio), o ‘spezzata’ in 50 filtri, ciascuno con un ritardo o una trasposizione diversi.

Studio per Allegoria dell’opinione verbale. Attrice: Francesca Faiella

Testi tratti dalla raccolta ”Il titolo a piacere segue le note” di Gianni Revello

Le lettere in grassetto maiuscolo che compaiono nel testo indicano la presenza durante l’esecuzione di un elemento più o meno estraneo al contesto.

Se s’immagina che racconto la mia vita
solo per far passare il tempo a qualcuno.
Ancora quattro settimane prima ero una creatura.
Polvere di marmo, calore, fatica,
fulmini, tuoni. Scuotono gli orecchi-ni-chelati.
E corse a casa con la testa in fiamme. Questo è il Lavoro!
Pace. Si guarda il polsino,
che cosa sta facendo quell’ape che indugia attorno alla mia scarpa?

Biologia e computer.
Immaginiamo una città enorme,
in cui ogni casa abbia diecimila linee telefoniche,
che la connettono con diecimila altre case,
che se ne stanno a loro volta su banchi di corallo inestesi
non fuori del comune.
Come emerge dalle pubblicazioni popolari
“A proposito, come stai a denaro?”
il divario tra ciò che una cosa è
e cosa non è
tromba divien l’oggetto ov’ei risoffia.
Ricapitoliamo,
se gioca un bluff, posso giocarlo anch’io,
in che consiste la differenza?

Io, UUUUU, dico per esempio:
ora, appoggiato a un pilastro,
emetterò da più fonti ottantotto grida altissime
e un bisbiglio
‘Phà!
SSSSS
al centro della sala
lascia cadere giù i due sacchi.
Urla, fischi, trombette.
Non mi sembra che vi sia un nesso.

Venezia ciclopica immobile
scimmia dalla fisionomia sua mimetica
forata da poche finestre le gambe deformi
s’impone, puttanangola, a esempio edificante
l’uomo che ha sognato l’Atlantide
l’ha fatta anche scomparire

Il privilegio della coincidenza in Heisenberg,
trasmesso per calli e tempeste,
compare nelle lezioni di scienza divulgativa.

La fisica ha un’affinità
con l’inutile chiamata in una bizzarra commedia notturna.
Nulla scassinato all’alba.

Il fascino del vecchio attore, lo zoccolo.
La gioventù, lente le spalle,
che esige la palude del sapere.

Confesso
che comporre un titolo segreto
per voci, tromba fitta, frutti cavi
dà da
riflettere.

L’intellettuale ha una resistenza alla scelta del bagno
parallela a quella per la conversazione.
Sicuro inverno, bagno modesto.

Il silenzio, per TTT, è aberrante.
Comporre a misura d’ape,
lo strepito della fantascienza
– odori seducenti.

In mezzo agli strumenti,
la musica,
indipendente,
partecipa da lontano, media,
immediata,
per un pezzo bendato, non sospesa.

M gira,
vagamente nervoso,
alla riva
contempla l’infinito,
allegoria dell’opinione
verbale.

Circa nove mesi dopo
cadde in un sonno profondo, sulfureo.
L’inattività delle infiorescenze,
la linea squisita del mento e del collo,
brezza, etere, deriva.
Rapidamente diminuì il suo vocabolario.
Tra angeli di marmo,
fece un cenno al figlio, si turbò.
In breve tempo le buone leggi lo snervarono.
Dal microfono
a strattoni,
un eccentrico motivo
color rosso scuro.

Il respiro della vallata, a ponente,
bianchi rosicchiando anni, ordini,
sospeso, interrogativo, d’impermeabile.
VV riavvolto
chiama la musica del possibile
il genere pagato.
Lo diverte.
La tela di profilo.

Basta lacrime.
Il monte inginocchiato alla vallata.
Le feste lunari hanno il sapore sbattuto delle musiche moderne.
RR non ne capiva il canto, il respiro.

Un momento.
Attenzione.
Ritmo a balzi.
Lo spazio del classico.
Comprensione infantile, favolosa. PP.

Da un pezzo
il lettore sperpera i grassi semi della credulità
mentre brucia di delusione.
È sufficiente.